Non farti cogliere impreparato: verifiche degli impianti di messa a terra nel mirino dell’INAIL

Non farti cogliere impreparato: verifiche degli impianti di messa a terra nel mirino dell’INAIL

L’impianto di messa a terra è una tipologia di impianto elettrico che prevede una funzionalità disperdente, ovvero in caso di guasto la corrente verrà dispersa verso il terreno.

L’utilità è inequivocabile: evitare che ci si possa fare del male a causa di guasti di varia natura.

Impianto di messa a terra: cosa prevede la Legge?

Il datore di lavoro ha l’obbligo di segnalare all’unità operativa INAIL competente l’impianto elettrico di messa a terra con la dichiarazione di conformità a norma di legge rilasciata dall’installatore.

La trasmissione della dichiarazione di conformità per la messa in esercizio dell’impianto deve avvenire entro 30 giorni dall’installazione dello stesso, che potrà essere successivamente sottoposto a delle verifiche.

Il decreto Milleproroghe, ovvero il Decreto Legge 30 Dicembre 2019, n. 162 con l’art. 36 prevede l’istituzione di una banca dati nazionale ed informatizzata, in cui verranno raccolti i dati riguardanti le verifiche periodiche degli impianti elettrici di messa a terra, in modo da assicurare un migliore controllo; mentre tali verifiche degli impianti a messa in terra sono regolarizzare dal DPR 462/01 che stabilisce tutti i requisiti e le procedure necessarie.

Verifiche e certificazioni: come funzionano i controlli degli impianti elettrici?

L’obbligo di verifica dell’impianto è stabilito dall’art. 71 del D.lgs 81/08 segnala i doveri del datore di lavoro riguardanti la sicurezza sul luogo e sull’uso delle attrezzature necessarie per il lavoro.

La periodicità dei controlli dipende dalla tipologia di attività: in linea di massima la certificazione di idoneità ha una durata dai 2 ai 5 anni.

Nel caso in cui non si vedano adempiti gli obblighi elencati si andrà incontro a delle sanzioni pecuniarie decise dagli organi di competenza.

È necessario poter mostrare la certificazione rilasciata dagli enti idonei ad ogni verifica prevista dal Comune, in modo da poter dimostrare che l’intero impianto rispetti in toto le norme e le prescrizioni vigenti.

Attenzione però: non tutti possono rilasciare il Certificato di Conformità, per cui è importante rivolgersi ad imprese e professionisti che abbiano tutte le abilitazioni necessarie per il rilascio della documentazione necessaria.

Come dev’essere un impianto di messa a terra a norma?

Per definire a norma di legge un impianto elettrico con messa a terra è necessario che questo rispetti delle norme stabilite dal CEI, il Comitato Elettrotecnico Italiano.

Prima di tutto vediamo come dev’essere composto questa tipologia di impianto. Devono essere presenti 3 elementi fondamentali: i dispersori, i conduttori di protezione e il differenziale.

I dispersori sono pensati per assicurare che la dispersione della corrente elettrica avvenga nel terreno, senza che questa prenda altre vie.
I conduttori di produzione sono invece quegli elementi che hanno come scopo quello di trasmettere, nel caso di guasto, la corrente ai dispersori.

In ultimo, ma non meno importante, troviamo il differenziale: anche detto salvavita, questo è il vero e proprio cuore dell’impianto di messa a terra.
Si tratta di un interruttore in grado di percepire il malfunzionamento dell’impianto, calcolando la differenza tra la corrente entrante e quella uscente.

In caso di guasto, perciò, l’interruttore differenziale interrompe in pochi millisecondi il funzionamento dell’impianto, bloccando totalmente la trasmissione della corrente.

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